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Me voy a vivir a Montpellier.

;)

jueves, 24 de abril de 2008

Mi día de San Jordi

Uno que lleva un cuento sobre la leyenda de San Jordi sabe que cuando le toque contarlo un día 23 de abril va a ser increible, que va a salir que te cagas y todos esos pensamientos ilusionados de cuentacuentos.
Sin embargo cuando estás en La Zubia esto es un poco diferente... No por los chavales que, benditos ellos, son un público muy agradecido y se ríen tanto que tienes que callarles para seguir el cuento, sino por el majete del director que, diez minutos antes del horario establecido para el final de la sesión estaba golpeando la puerta con otra manada de escuchacuentos hormonizados.
Faltan diez minutos, digo yo, me dejará terminar el cuento y ya cortaremos las despedidas. Pero el cuento no me lo cortes, por favor...
El señor director (caudillo del colegio?) no puede tolerar que los alumnos demoren su entrada en el aula donde tendrá lugar la siguiente clase, así que entra, saca al público en medio del cuento, y mete al otro, ála! Pa dentro!
Al igual que se cambia la pila del walkman se cambia el público de un cuentacuentos.
Muy bien, así se gasta el dinero este hombre.

Menos mal que a la segunda sesión seguía el recreo... ;)

lunes, 7 de abril de 2008

Cosí finisce

Cosí finisce: il giorno in cui ti incammini pacificamente verso un palazzo amministrativo in Tibet per richiedere il rilascio di tre persone incarcerate (per possedere delle foto del Dalai Lama) ed i poliziotti fanno fuoco.
Hanno beccato quello lá in fondo, quell'altro un po' piú vicino e adesso senti un dolore fortissimo al ventre. Ti hanno sparato. Perché?
Troppo tardi per chiederselo.

O magari é quel giorno in cui stavi tornando a casa all'una di notte dopo essere stato al bar "una birretta con gli amici e via che domani si lavora". Quel giorno in cui hai incrociato una volante, cosí, per caso.
E cosí per caso sono scesi in tre, avevano un'aria curiosa, come se non stessero proprio bene. Sembravano molto nervosi.
E poi botte, botte, botte e ancora botte. Finché non le sentivi piú.
Troppo tardi per convincere tua mamma che hai fatto tutto da solo.

O magari quell'altro giorno in cui tornavi dalla partita, tutto incazzato, fermo all'autogrill davi i pugni sullo schienale del sedile davanti ed eri incazzatissimo, incazzatissimo per una stupida partita, ventidue cavalloni che corrono dietro a un pallone, mamma mia com'eri incazzato.
Poi nero. Non ti sei accorto del rumore del vetro che si rompe, noti a malapena un rigagnolo di sangue che scende dal tuo collo e si sparge sulla tua maglietta della Lazio. I tuoi amici urlano, qualcuno grida al poliziotto dall'altra parte della strada che tiene ancora la pistola puntata verso il buco nel finestrino.
I danni saranno incalcolabili. Meno il tuo: 1 vita. Troppo tardi per fermare la catastrofe.

O magari é quella sera in cui ti trovarono senza permesso di soggiorno. Che sfiga, se almeno la tortura in questura a Barcellona fosse durata meno... Quanto ci hanno messo ad ammazzarti? Non volevi piú niente, né i tuoi progetti né il tuo futuro.
Troppo tardi, tutto rotto.

Cosí finisce per i meno fortunati. Per alcuni non finisce ma ci si va vicino, per aver commesso l'errore di manifsestare, di rivendicare i propri diritti, di protestare. Per dover pagare l'errore di aver dato un'arma in mano a certi assassini ed averli vestiti in divisa.

Poche mele marce, dicono.
Troppo tardi per le giustificazioni, vi abbiamo visti. Ci fate schifo.